Il referendum nel lombardo veneto? Una pugnalata alla schiena del Sud!
Forse è il caso di spendere qualche parola sul referendum indetto da Lombardia e Veneto per il prossimo 22 ottobre, per poter ottenere successivamente maggiore autonomia dallo Stato centrale.
I promotori dell’iniziativa, in primis Lega e Forza Italia, ma stranamente appoggiati anche dal M5s (che delusione!) mirano almeno a dimezzare i versamenti allo Stato delle “loro tasse” che poi finiscono per essere dirottati al Sud, notoriamente sprecone.
I luoghi comuni si sprecano in questa brutta storia. Non voglio difendere a prescindere il Sud, ma se dobbiamo parlare di sprechi, al Nord ci battono e di gran lunga, solo che, avendo più disponibilità, riescono ugualmente a realizzare opere pubbliche. Non dimentichiamo gli investimenti in Tanzania della Lega di soldi pubblici.
Ho voluto virgolettare “loro tasse” perché è necessario ricordare agli italiani tutti come s’è formata nel tempo la ricchezza del “nostro” Nord Italia e, in particolare, della Lombardia.
Un’area economica che è diventata la più importante del territorio nazionale grazie al sudore, alle braccia e al sangue di migliaia di meridionali. (Negli anni ’70 nella sola Milano risiedevano e lavoravano oltre 200.000 pugliesi!). Ora, rinnegare il contributo del Sud alla crescita di quelle regioni equivale per noi ad una pugnalata alla schiena.
I settentrionali hanno iniziato a defraudarci con l’unità d’Italia, con leggi sfacciatamente penalizzanti per il Sud per favorire l’industria e i prodotti del Nord; hanno costretto migliaia di meridionali ad emigrare; hanno attinto per anni e anni a casse integrazioni finanziate anche dal Sud per salvare (o per foraggiare?) i soliti noti; hanno sempre ottenuto dallo Stato centrale attenzioni particolari con il pretesto che la locomotiva del Nord avrebbe di riflesso portato ricchezza anche al Sud; hanno sempre impedito che le tasse si potessero pagare nei luoghi di produzione ma soltanto nei luoghi ove veniva fissata la sede legale (per capirci: se un’industria ha la sede legale a Milano ma i suoi stabilimenti di produzione sono a Bari, le tasse – e quindi maggiore ricchezza – finiscono nelle casse della Lombardia!); insomma, dovrebbero sentirsi in colpa – e in debito! – verso il Sud che con i suoi uomini e con il suo (colpevole! Questo si!) silenzio ha contribuito enormemente alla crescita del Nord e, anziché adoperarsi per ristabilire l’equilibrio mancante, ci danno un calcio in quel posto e ci voltano le spalle. Valga per tutti l’esempio della riunificazione della Germania. Non esiste una ex Germania est più povera dell’altra Germania. Con la riunificazione hanno subito mirato a riequilibrare la ricchezza sul territorio, e ci sono riusciti! In Italia, non si vuole!
Cosa si vuole raggiungere in Italia? Si mira alla secessione? (Ancora presente nello Statuto della Lega Nord che sciocchi meridionali ora votano!) Chi ha a cuore l’unità nazionale ha il dovere di urlare il suo NO al referendum, a boicottarlo. Con molta leggerezza si sta imboccando una strada che non si sa dove porterà. Il semplice dissenso di Giorgia Meloni è una goccia d’acqua in un mare in tempesta. Altrettanto pericolosi sono i personaggi alla Emiliano che apertamente ha dichiarato che, dopo, chiederà maggiore autonomia anche per la Puglia. Siamo bravissimi a scimmiottare le idiozie!
Ribelliamoci ai politici che, per “contare di più” gradualmente stanno spezzettando l’Italia in minuscoli staterelli. Dobbiamo creare un grande movimento d’opinione per sottrarre poteri alle Regioni, per accorpare quelle di dimensioni ridicole. L’ideale sarebbe toglierle dalla nostra Costituzione. Da quando sono diventate operative (1970) il debito pubblico italiano è raddoppiato; e, con la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha ulteriormente accresciuto le competenze regionali, il peso fiscale è cresciuto di pari passo.
Il nostro Paese deve essere governato, amministrato, in un’ottica europea. Le differenze Nord Sud devono essere annullate. Le regioni a statuto speciale devono sparire. Se vi è stata una ragione storica e politica per istituirle, ora non ha più senso.
Cominciamo, anche se siamo in forte ritardo, a realizzare una concreta unità d’Italia sempre rinviata. Il Nord ha voluto conquistarci? Ed ora abbia il pudore di annetterci nei fatti al resto d’Italia, anziché andare per la sua strada dopo aver sfruttato il Sud e lo Stato centrale per interessi egoistici sempre crescenti.
Pasquale Consiglio