Vendevano false riviste delle Forze Dell’Ordine. A processo in 30. Tra i capi, un biscegliese.
Si profila un processo con trenta imputati e una quarantina di parti offese, vittime di una banda di truffatori smantellata a Milano alla fine del mese dello scorso marzo e che avrebbe estorto denaro per l’acquisto di alcuni abbonamenti a inesistenti riviste delle forze dell’ordine.
Il pm milanese Isabella Samek Lodovici, titolare delle indagini assieme al procuratore aggiunto Riccardo Targetti, ha chiuso le indagini nei confronti dei 30 indagati in vista della richiesta di rinvio a giudizio per associazione per delinquere finalizzata all’estorsione e alla truffa aggravata nei confronti soprattutto di persone «deboli» e cioè anziani . Nove mesi fa finirono in cella i capi della presunta associazione, Luca Martire, 44 anni, originario di Bisceglie (Bat) Diego Cesare Diani, 42 anni e Biagino Liberti Cerbone, 49 anni, entrambi di Milano (hanno confessato) e Fabrizio Montanari, 41 anni di Cernusco Sul Naviglio, centro alle porte del capoluogo lombardo (quest’ultimo è poi stato rimesso in libertà dal Riesame).
Le sedi
I quattro, secondo la ricostruzione della Procura, erano amministratori di diverse società «illegali» con sedi in via Oslavia, Via Juvara e via della Moscova, che spesso, quando ci si accorgeva che erano finite nella rete di inquirenti e investigatori, mandavano in liquidazione trasferendo tutto, dipendenti compresi, in nuove società. Ciascuna di queste, poi, aveva un settore di competenza che andava «dalla gestione dei call center, o alla spedizione delle riviste, o al recupero crediti». Nel mirino della banda, che con il «business» architettato avrebbe realizzato un giro d’affari complessivo di ben oltre un milione di euro l’anno, c’erano, oltre alle persone di età avanzata e soggetti deboli, professionisti e piccoli imprenditori. Il meccanismo ricostruito dalla squadra di polizia giudiziaria in quota al pool anti-truffe, era semplice: alle vittime, contattate telefonicamente dal personale di alcuni call center (destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini), veniva proposta la sottoscrizione di abbonamenti a riviste delle forze dell’ordine fittizie a prezzi da capogiro, da 100 fino a 3.500 euro l’anno. Una volta sottoscritto il contratto, chi non voleva rinnovare l’abbonamento veniva minacciato ripetutamente al telefono. Spesso gli operatori dei call center si spacciavano come, funzionari degli uffici giudiziari di Milano e perfino magistrati del calibro di Ilda Boccassini. E a chi si rifiutava di pagare veniva prospettato il rischio di azioni legali come il pignoramento dell’auto o della pensione o l’intervento della Finanza oppure dell’Agenzia delle Entrate. Tra le «prede», anche un imprenditore che aveva pagato fino a 160 mila euro in un anno per abbonarsi a una rivista e persino il parroco della chiesa di un comune nel milanese.
fonte: milano.corriere.it