Cosa ha ancora da offrire alla città il duo F&F?

Il re è nudo. Ma taluni, i più avveduti, lo sospettavano già nel 2006, quando al sindaco uscente Francesco Napoletano si avvicendava quello che, a dispetto di ogni pronostico, sarebbe un giorno diventato un alleato politico, Francesco Spina.

I due illustri concittadini in fondo si assomigliano molto. Entrambi avvocati con la passione per la politica, hanno ostentato negli anni un piglio autarchico ed accentratore che qualche sprovveduto ha scambiato per carisma. Entrambi si sono circondati abilmente di satrapi di periferia, per lo più lacchè senz’arte né parte  personaggetti impalpabili a cui qualche delega in giunta o in consiglio ha forse dato l’illusione di poter contare più di quanto realmente capaci. Circòndati di nani e sembrerai un gigante. Una strategia che tutto sommato ha pagato, visto che i due hanno governato per più di dieci anni ciascuno.

A ben vedere l’operazione è stata semplice: alternarsi, scambiandosi l’elettorato, con l’obiettivo di garantirsi una comoda poltrona a Roma, dopo aver governicchiato promettendo prebende a buoni e cattivi. Un gigantesco mercato delle vacche, condito di assunzioni, “grandi” opere senza manutenzione, interventi spot definiti “culturali” ed una generale insofferenza alla risoluzione vera dei cronici problemi della città. E sì, perché in fondo, al di là della antipatia personale (a cui immagino i due replicare con la frase “il potere logora chi non ce l’ha”) sul terreno resta una città che è ferma da vent’anni. Non mi addentrerò sulle banali recriminazioni di incoerenza politica, visti gli innumerevoli apparentamenti e cambi di casacca susseguitisi negli anni; anche perché il duo F. & F. è rimasto sempre fedele alla propria smodata ambizione e questo porta inevitabilmente con sè qualche rinuncia.

Napoletano, che ai tempi d’oro ha cavalcato l’onda dell’antipolitica militando per un partito appena sfiorato dagli scandali di Mani Pulite, si ritrova oggi a braccetto con un democristiano puro, uno che ha teso la mano proprio a tutti: comunisti, missini, berlusconiani, grillini, curiati ed ambientalisti. Un esercizio di abnegazione e coerenza che farebbe invidia ad un monaco Shaolin, se non ci fosse il sospetto che in fondo il motore di tutto è la vanagloria.

Certo, qualcuno alzando la manina potrebbe dire “a me che importa, se ha governato bene?” ed avrebbe ragione. Ma davvero F. & F. hanno governato bene? Probabilmente lo hanno fatto per chi, durante il loro mandato, ne potrebbe aver trovato giovamento: forse costruttori, monnezzari, occupanti abusivi di case popolari, autisti indisciplinati, avvocati e professionisti in cerca di qualche lauto incarico esterno per conto del Comune, ecc. (l’elenco è piuttosto corposo). Il tutto coadiuvato da alcuni funzionari che per opportunismo o semplice timore reverenziale hanno forse chiuso gli occhi troppo spesso di fronte ad una gestione un po’ discrezionale della cosa pubblica, tanto da attirarsi l’attenzione della magistratura. Ed è proprio qui che si infrange il sogno di una rinascita: una parte dei nostri dipendenti comunali ha finito per politicizzarsi (sempre dalla parte del vincitore, ovviamente) minando per sempre quella garanzia di indipendenza che certe ruoli dovrebbero assicurare. E si sa che quando la politica entra davvero nella stanza dei bottoni, non c’è storia per nessuno.

Ora che questi soggetti si ostinano a voler partecipare alla vita politica della nostra città (per Napoletano si tratta della settima candidatura alle amministrative) non resta che chiedersi se davvero desideriamo rimettere alla prova professionisti della politica politicante che hanno declassato il nostro territorio ad un semplice rampa di lancio per spiccare il volo verso Roma. Con tutti i rappresentanti istituzionali che hanno portato il nome di Bisceglie in parlamento, il nostro territorio avrebbe potuto certamente avere una sorte migliore. Invece contiamo ancora morti e feriti (purtroppo non solo in modo figurato) di una selvaggia corsa all’oro che ha impoverito la nostra città, sotto i colpi della negligenza amministrativa ancorché di una generalizzata indolenza e pavidità (per non dire complicità) verso fenomeni di diffusa illegalità.

Cosa hanno ancora da offrire F. & F. ed il loro stuolo di cortigiani? Esiste ancora qualche elettore che è davvero convinto di poter ottenere favori consistenti per se e per i propri cari in cambio di qualche voto? Certo il voto lo si dà al fine di ottenere benefici. Ma il genere di beneficio a cui si dovrebbe puntare è quello di un benessere economico e culturale collettivo, dove rinunciare a qualcosa ora significa ottenere qualcosa di stabile e duraturo dopo. Un approccio che richiede competenza, serietà, programmazione.

Riaffidare le sorti della propria città ad una pletora di saltimbanchi “imposti” alla politica sarebbe oggi, più che mai, inaccettabile.

DAVIDE DI TULLIO

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