Zona 167, Comune non paga indennizzi espropri. E spende oneri evitabili per spese in giudizio.

Strascichi giudiziari  interminabili dopo gli espropri dei suoli che furono effettuati nella zona “167” a Bisceglie.

Vi è, infatti, una vicenda amministrativa che si protrae da nove anni: come parte attrice vi è la famiglia biscegliese Caprioli, che nel 2009 con procedura di occupazione d’urgenza, fu espropriata dei suoli occorrenti per la costruzione dei palazzi delle cooperative edilizie e che ad oggi non è stata ancora indennizzata, nonostante la pronuncia di una sentenza della Corte di Appello di Bari (Prima Sezione Civile) che ha condannato il Comune di Bisceglie al pagamento di quanto dovuto al ricorrente.

Ma si passa dai diritti dei cittadini penalizzati per gli incomprensibili ritardi della Pubblica Amministrazione nell’applicazione di quanto poi sancito da una sentenza emessa dalla Cassazione nel maggio del 2017.

Da più di un anno e mezzo, quindi, c’è stata la soccombenza definitiva in giudizio del Comune di Bisceglie. Ma si resta in attesa, bloccati. da quale “freno”?

Sta di fatto che il Comune, come se ciò non bastasse, ha già speso notevoli oneri per spese in giudizio, anche per aver tentato, senza esito positivo, di smontare il caso in Tribunale dopo che il suo ricorso era stato rigettato. Si tratta di una questione riveniente dalla precedente gestione, ereditata dalla Giunta Angarano.

Ora nel rastrellamento dei debiti fuori bilancio (procedura sempre messa all’indice dalla Corte dei Conti) ci si aspettava la presenza del relativo fascicolo all’Ordine del Giorno del Consiglio Comunale. E invece si è dovuto tornare dinnazi ad un Tribunale, la Terza Sezione del Tar, per chiedere un giudizio di ottemperanza nei confronti del Comune di Bisceglie per ottenere l’esecuzione del giudicato, con cui l’amministrazione intimata è stata condannata a versare presso la Cassa Depositi e Prestiti le somme ivi indicate oltre accessori.

Precisano le istanti che il Comune di Bisceglie ha corrisposto solo gli oneri legali di soccombenza. Si è lamentata al Tar l’inadempienza dell’Amministrazione, nonostante l’avvenuta rituale notifica (in data 9 giugno 2017), ai fini dell’esecuzione, della sentenza della Cassazione.

Il Tar ha accolto il ricorso Caprioli. Ne scaturisce la nomina di un Commissario ad acta, con procedura curata dalla Prefettura. Altra spesa pubblica che si poteva evitare? L’Amministrazione intimata non si è costituita i giudizio.

 

Luca De Ceglia

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