La denuncia: il “parto spontaneo” secondo le Ostetriche dell’Ospedale di Bisceglie

Una lettrice de “La Diretta 1993” scrive alla Redazione a proposito della sua esperienza di partoriente all’Ospedale di Bisceglie in periodo di pandemia Covid. Pubblichiamo di seguito la lettera, dichiarandoci disponibili ad ospitare eventuali repliche, in considerazione delle numerose citazioni delle disposizioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nascere al tempo del Covid incrementa la violenza ostetrica.
Nascere al tempo del covid richiede molto più coraggio del normale.
Nascere nel 2020 non è semplice né per il neonato, né per la sua mamma perché si è privati della presenza del papà/marito, ossia la persona che è stata accanto h24 durante la gravidanza.
Nascere al tempo del covid significa cercare disperatamente un ospedale che possa garantire la presenza del papà/marito durante il travaglio (troppe pretese!) o almeno durante il parto.
Nascere al tempo del Covid è la scusa adatta per il personale ospedaliero che fa il proprio lavoro senza passione o umanità per accelerare ogni tempistica, senza alcuna motivazione, approfittando dell’assenza del marito.

Nascere presso l’ospedale di Bisceglie (non solo al tempo del covid, secondo numerose testimonianze), significa:

– Sentirsi dire “non serve a niente” quando si presenta il piano del parto. Definire inutile qualcosa che l’OMS in un documento stilato nel 1985, ha dichiarato: <<La donna incinta e che sta per partorire, HA IL DIRITTO di essere informata sul tipo di assistenza che le viene offerta e fare le sue valutazioni, ma anche di pianificarla con l’equipe medica-ostetrica. La donna ha il diritto di esprimere le proprie volontà in merito all’assistenza in travaglio, durante il parto e il ricovero in ospedale, rifiutando procedure mediche e/o ostetriche effettuate di “routine” o per “protocolli”. >>
– Sentirsi dire continuamente: “lo vuoi far nascere questo bambino?” ; “stai qui da troppo tempo” ; “signora fai come vuoi”; ancora e sempre più spesso “lo vuoi far nascere questo bambino?”;
– Sentirsi dire, senza alcun tipo di sofferenza fetale: “beh, ora rompiamo noi le membrane, tanto questo bambino prima o poi deve nascere”. Eppure l’OMS raccomanda “la rottura artificiale delle membrane, fatta di routine, non ha nessuna giustificazione scientifica. L’amnioressi va eseguita solo quando ci si trova davanti a casi specifici come quelli di sofferenza fetale, che richiedono di accelerare i tempi della nascita, per evitare di mettere a rischio la vita del bambino. Ogni donna deve quindi essere al corrente che la rottura artificiale delle acque non è una pratica che va eseguita per consuetudine, anche se non comporta rischi né per la mamma né per suo figlio, ma solo quando si verificano determinate condizioni che portano a questa necessità.”
– E ancora: “Se lo vuoi far nascere ci dobbiamo dare una mossa!”;
– Trovare l’ostetrica stizzita per la conoscenza della partoriente (beh, una persona ha nove mesi per informarsi sul suo giorno più importante!);
– Oltre l’ostetrica sgarbata, sentir dire da una delle due ginecologhe impazienti: “stiamo qui da troppo tempo, dobbiamo aiutare la signora.” “L’ aiutino”. Il bambino sta bene, ma c’è tanta fretta. Mamma e bambino ce l’avrebbero fatta da soli. Anche perché in quella stanza affollata si è comunque soli, con personale sanitario del genere. Quindi, niente, donna ignorata. Anestesia, episiotomia.
– All’improvviso, trovare una delle due ginecologhe sulla pancia. È chiaro che arrivando la manovra di Kristeller, ovviamente non richiesta e , se solo avessero letto il piano del parto, avrebbero saputo che non dovevano farla. [“Anche se è tutt’oggi molto utilizzata, spesso anche nei casi di non urgenza, tale manovra non è esente da rischi tanto che in molti stati europei è vietata dalla legge (es. Inghilterra). Si stima che in Italia venga applicata nelle sale parto come manovra di routine nel 50% dei casi”];
– “Ma lo vuoi far nascere questo bambino?” Ancora una volta.
– In un quadro del genere, in cui nulla di ciò che è stato richiesto è stato rispettato, marito fuori ad attendere. Ovviamente se fosse entrato al momento giusto, avrebbe visto trattamenti fisici e psicologici disumani;
– Bimbo non poggiato sul petto, contrariamente a quanto richiesto;
– In fase di allattamento, ancora sulla scomodissima sedia in sala parto, chiedere aiuto per sollevarsi e sentirsi dire “signora sei così informata e non sai come si allatta?”;
– Sperare di non vedere quelle facce per il resto della degenza. E invece no. Già mentre c’è il rientro in camera, la prima ginecologa guarda e con tono quasi minaccioso afferma urlando : “signora, si ricordi che il suo è stato un parto spontaneo!!!”. Beh, a me tutto è sembrato tranne spontaneo.

Ecco, partorire all’ospedale di Bisceglie è l’esempio di ciò che significa il termine “VIOLENZA OSTETRICA”.

MARIANGELA AMORUSO

9 thoughts on “La denuncia: il “parto spontaneo” secondo le Ostetriche dell’Ospedale di Bisceglie

  1. Aiutooooooo!
    Ma veramente è csuccesso tutto questo!!!!
    Oppure è un ipotetico immaginario di questa persona che scrive…
    L’impressione alla luttura:
    Sembra che che sia tutto un calderone con tante brutture messe insieme etichettando noi ostetriche /i come dei mostri e non com’è la vera realtà dei fatti
    In ospedale ci sono perse che hanno scelto questo mestiere dedicando amore e non questo tipo di violenza che da anni continua a cavalcare articoli vari.
    Mi domando qule fine o scopo rimane all’ombra di questo articolo ..
    Sono un’osteria lavoro in un ospedale pubblico e di tutte queste brutture me ne tengo alla larga
    La vita è dono ed amore.

  2. Io sono contrario a queste affermazioni sono un papà di due gemelli nati a bisceglie è davvero sono stati tutti grandi dal ginecologo all ostetrica…… Da dire anche che mia moglie ha fatto un parto naturale.ritirate queste stronzate dovete solo vergognarvi di pubblicare stupidaggini e calunnie su persone che ogni giorno salvano la Vita di tante persone !!!!!

    1. Bene per sua moglie che è stata fortunata e ha trovato l ostetrica che fa il suo lavoro con amore e dedizione ma le assicuro che ciò che è scritto nell articolo succede purtroppo e povera a chi le capitano queste sventure

  3. Avendo avuto la stessa esperienza nell’ospedale di Bisceglie… non posso che comprendere la signora!!! Addirittura a me dicevano che mi lamentavo per le contrazioni solo per far intenerire mia madre…. cose assurde!

  4. E’ vergognoso che lo sfogo sincero di una partoriente che porta ancora addosso i lividi e i segni della violenza subita venga scambiato x volontà di calunniare l’ospedale di bisceglie. Essendo suo suocero e constatando a 10 gg dalla nascita di mio nipote le conseguenze fisiche e psichiche ancora vive in mia nuora, sfido l’ospedale e le persone coinvolte a dimostrare il contrario de le affermazioni denunciate. Sia pure aperta un’inchiesta interna, ora, subito, prima che il tempo cancelli i danni fisici – in diritto: lesioni – subiti!

  5. Ho ritenuto di sentirmi con una delle ginecologhe presenti al parto e mi ha dato ampie spiegazioni sulle scelte mediche effettuate, che rispetto e comprendo, e su cui non voglio entrare in merito non avendone titolo. Ritengo che si debba partire da questi avvenimenti per domandarsi : cosa può farsi perche’ il punto nascite dell’ospedale di bisceglie diventi un centro di eccellenza? Cosa può farsi perché anziché leggere: mai più a bisceglie! si legga: ti consiglio di partorire a bisceglie ? Sia questa un’occasione per avviare maggior dialogo e collaborazione tra il personale sanitario e il paziente . Questi sia sempre messo al centro dell’attenzione e si raccolgano in una scheda di valutazione il suo giudizio, la sua soddisfazione o meno sul trattamento ricevuto. Non certo per alimentare polemiche ma per far crescere il livello qualitativo del nostro ospedale partendo proprio da eventuali disfunzioni o lagnanze e ponendovi rimedio. Un atteggiamento diverso ci può portare solo a un ulteriore ridimensionamento dell’ospedale e sicuramente alla chiusura del punto nascite di fronte a fughe delle partorienti ! Dobbiamo tutti insieme collaborare per salvare l’ospedale! Metterci l’un contro l’altro non giova a nessuno.(Pasquale Consiglio)

  6. Sono infermiera e lavoro da 7 anni nel reparto ostetricia e ginecologia d Andria…
    Posso confermare che le ostetriche e i medici svolgono il loro lavoro con tantissima umiltà, professionalità e amore per le mamme e i loro piccoli.
    In questo anno covid19 diamo tutto il nostro conforto e culliamo i nuovi nati per fare riposare un po’ le mamme….

    Non scrivete cattiverie!

    .

    1. in questo anno di covid non sempre… per non parlare del divario di trattamento tra semplici pazienti e, invece, paziente moglie di ginecologo..

  7. Io ho 3 figli e un altro in attesa …tutti e 3 nati a bisceglie e dirò capisco questa mamma xche nel mio 2 parto ho trovato un ostetrica e una infermiera che 30 min prima del cambio turno serale erano già cambiate x andar via …invece mio figlio ha pensato bene di farmi partorire in 15 min solo x far scomodare quelle 2 persone ,avevo avuto 3 contrazioni subito parto loro non mi credevano ..fortunatamente mia madre e mio marito erano ancora li con me ,alla mia ultima richiesta strattonandomi x un braccio e portandomi in sala visite si sono accorte (loro nel panico più totale) che mio figlio aveva già la testa fuori ….l ostetrica esultò all infermiera ‘chiama il ginecologo questo e parto’ ricordo ancora dopo 17 anni l ostetrica che mi disse ‘ signora stringi il telo in mezzo alle gambe e cossi in sala parto non fermerti” così feci ….iniziai a sentire le urla di mio marito !arrivata in sala parto l ostetrica mi guardo e disse signora spingi il bambino e fuori !morale della favola se non insistevo il bambino sarebbe nato in camera !!quelle 2 sono gia in pensione e nel 2016 quando ho partorito della 3 mi sono trovata benissimo l ostetrica Rosa non ricordo il cognome mi ha assistito d3lla 1 e della 3 ed e stata eccezionale….a febbraio potrò darvi la mia opinione al tempo del covid

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