Processo “Ambiente svenduto”, chiesta condanna di 5 anni per l’ex Presidente della Regione Nichi Vendola

Il pubblico ministero Mariano Buccoliero, al termine della requisitoria al processo in corso davanti alla Corte di Assise di Taranto, presieduta da Stefania D’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini, e denominato ‘Ambiente Svenduto , relativo al presunto disastro ambientale provocato dallo stabilimento siderurgico ex Ilva, ha chiesto la condanna di Fabio Riva, figlio dell’ex patron dell’azienda Emilio Riva, e di Luigi Capogrosso, ex direttore della fabbrica a una pena di 28 anni e per Nicola Riva, fratello di Fabio, a 25. Inoltre per l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è stata chiesta una condanna a una pena di 5 anni. Al centro del processo l’inquinamento ambientale che nel corso degli anni sarebbe stato provocato dallo stabilimento siderurgico Ilva. Sono imputate 44 persone fisiche e tre società del gruppo Riva (Ilva, Riva Fire, che dal dicembre 2016 si chiama Partecipazioni Industriali, e Riva Forni Elettrici). L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata, a vario titolo, al disastro ambientale colposo e doloso, all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, al danneggiamento aggravato di beni pubblici, al getto e sversamento di sostanze pericolose, all’inquinamento atmosferico. Sotto accusa (con ipotesi di reato di corruzione, falso e abuso di ufficio) anche i presunti tentativi effettuati per ammorbidire i controlli o falsarne i risultati. Nel processo sono confluiti anche due morti sul lavoro (ipotesi di omicidio colposo). Sono circa 900 le parti civili.

Il pm ha chiesto una condanna a 8 mesi per Nicola Fratoianni, deputato, attuale segretario di Sinistra italiana e all’epoca dei fatti assessore regionale pugliese. Il processo è ormai in corso da quasi cinque anni (in realtà di più, perché ci fu una ‘falsa’ partenza a ottobre 2015.  La requisitoria è iniziata il 1° febbraio scorso e va avanti da 9 sedute. Oltre a Buccoliero, che è il magistrato che ha occupato la scena più a lungo, sono intervenuti in questi giorni anche gli altri pubblici ministeri della Procura, Remo Epifani, Giovanna Cannalire e Raffaele Graziano. Quest’ultimo sta intervenendo ancora in questi momenti e si sta occupando di alcuni omicidi colposi (morti sul lavoro) che si sono verificati nell’azienda e che vengono contestati ad alcuni imputati. La calendarizzazione prevede nei prossimi giorni, fino alla fine di febbraio, gli interventi degli avvocati delle parti civili. A arzo, le arringhe delle difese degli imputati fino a metà aprile. Intorno al 20 aprile sono state fissate le eventuali repliche e infine la camera di consiglio cui seguirà la sentenza.

Durissime anche le altre richieste di condanna: 28 anni per Girolamo Archinà, factotum e uomo delle relazioni istituzionali dell’azienda; 20 anni per Adolfo Buffo, ex direttore dello stabilimento; 20 anni ciascuno per Lanfranco Legnani, Giovanni Rabaioli, Agostino Pastorino, Alfredo Ceriani, Enrico Bessone, all’epoca dei fatti dirigenti e responsabili di varie aree strategiche del siderurgico; 17 anni per l’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, per un breve periodo presidente dell’Ilva; 17 anni per l’ex consulente della Procura Lorenzo Liberti; 7 anni per l’avvocato Franco Perli; consulente legale dei Riva; 4 anni a testa per l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido e per l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva; 1 anno per l’ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato; 8 mesi per l’assessore regionale Donato Pentassuglia. E’ intervenuta la prescrizione per l’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano. La Procura ha chiesto la confisca degli impianti dell’ex Ilva sequestrati il 25 luglio 2012 e la confisca di 2 miliardi e 100 milioni quale equivalente di illecito profitto delle tre società coinvolte.

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