“Aperti per disobbedienza”, protesta attraversa la Puglia

“Lo Stato ci ha ridotto in mutande”. Recita così il manifesto tra le mani di un manichino che indossa soli slip fuori da un negozio, su una delle vie principali dello shopping di Bari. Sono tante, infatti, le attività commerciali che hanno aderito all’iniziativa nazionale “#IoApro”: “Siamo aperti per disobbedienza – dice un esercente del settore abbigliamento, che ha alzato la serranda del suo negozio – purtroppo senza gli incassi non possiamo pagare tutte le spese necessarie a pagare affitti, dipendenti e soprattutto la merce”. Quello che evidenziano i commercianti è “la distruzione della filiera produttiva (anche dei capi di abbigliamento) che, in questo modo, finisce per distruggersi: cosa acquisteremo? Capi primaverili o direttamente estivi?”. “Dal governo oltre all’assenza di ristori, c’è assenza di programmazione”, ha fatto eco un altro esercente del settore calzaturiero a Barletta, dove si è svolta la protesta silenziosa.

“In base a cosa è stato deciso cosa era necessario tenere aperto e cosa no? Abbiamo delle attività che sono state messe in sicurezza, dov’è stato predisposto ogni tipo di dispositivo di protezione, ma si continua a pensare che siano luoghi di contagio”, ha aggiunto il presidente di strade dello shopping Barletta, Francesco Piscardi. Anche i parrucchieri e le estetiste a Corato e Bitonto, nel Barese, si sono unite alla protesta. Lunghi catenacci e strumenti da lavoro esposti in bella vista fuori dal salone di Angela Quatela: “Vogliamo guadagnarci i soldi con il nostro lavoro: noi lo sappiamo fare e lo facciamo bene, voi politici no”, c’è scritto su uno dei manifesti esposti fuori dall’attività. Accanto all’acconciatrice, tanti altri colleghi hanno aderito alla protesta, alzando le loro saracinesche a metà. A Bitonto, invece, oltre 50 artigiani sono scesi in piazza XXVI maggio con tanto di manifesti, una sedia da lavoro e phon fermi così “come il nostro lavoro”. “Sono tanti gli investimenti fatti a maggio scorso per la riapertura, ma sembra che a nulla sia servito visto che siamo stati nuovamente chiusi: dovrebbero spiegarci quale relazione c’è tra la nostra apertura e l’aumento dei contagi. E magari farci capire anche se hanno pensato di ristorarci in qualche modo”, ha evidenziato il barbiere Gianfranco Muschitiello. A queste rivendicazioni si aggiunge anche un “consistente aumento del lavoro nero che porta, nelle peggiori delle ipotesi, anche a veicolare più velocemente il rischio di contrarre il virus. Riaprire saloni e centri estetici, dunque, porterebbe anche maggiore sicurezza per tutti”, ha aggiunto Mariateresa Ballabene, rappresentante delle estetiste. Il vicesindaco e diversi rappresentanti della giunta sono stati in piazza per solidarizzare con i manifestanti: “Solleciteremo gli Enti sovra comunali ad una presa d’atto della situazione iniqua, promuovendo un cambio di rotta – hanno detto ad Agi – inoltre, promuoveremo misure di sostegno economico a favore delle attività più colpite: si tratta di 100 mila euro da mettere a bilancio e da rendere disponibili attraverso un avviso pubblico”.

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