Che Francesco Di Molfetta sia l’ultima vittima di una politica menefreghista

Quanto accaduto ieri sera sulla strada provinciale che dalla città di Bisceglie porta allo svincolo per Ruvo e Corato, non è il primo incidente mortale e, temiamo fortemente, non sarà neanche l’ultimo registrato in quel tratto stradale. Francesco Di Molfetta, il giovane trentenne biscegliese che ci ha lasciati mentre percorreva quel pezzo di strada ogni giorno per recarsi a lavoro, è l’ultima anima che piange l’inerzia, il menefreghismo e il pressapochismo che regna in tutti i politici, sia locali che provinciali cui competenza è quella strada.

Le fiaccolate, i gessetti colorati, il Palazzo di Città o il Teatro Garibaldi  illuminati a giorno e le variopinte sceneggiate registrate negli ultimi anni anche dai nostri amministratori locali per alcuni attentati all’estero o per le donne vittime della violenza degli uomini, però, li abbiamo visti. Per episodi come quello che ha vietato a Francesco di continuare ad esistere sulla Terra, qui a Bisceglie, tra il calore della sua famiglia e l’affetto dei suoi amici, vogliamo lo stesso trattamento. Anzi, una protesta più penetrante, significativa e permanente; fino a quando il problema della messa in sicurezza di quella strada provinciale non sarà stato risolto.

Delle solidarietà da parte delle Istituzioni cittadine, oramai, non sappiamo più che farcene. Durano un’istante e non risolvono le questioni. A quanti incidenti mortali dobbiamo ancora assistere prima che “la politica” decida di destinare fondi per installare autovelox, rallentatori ad effetto acustico-vibratorio e, soprattutto, un adeguato impianto di illuminazione su quella strada?
Per giunta, nel tratto che da Villa Ciardi porta al ponte autostradale vi sono un centinaio di famiglie residenti (tutte biscegliesi). Interi nuclei familiari che  vivono col terrore che quando devono rientrare nelle abitazioni possa accadere loro qualcosa di irreparabile, come la morte che ha strappato Francesco dal nostro cuore.

 

MAURIZIO RANA

 

 

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