A scuola fino al 30 giugno ma solo per i più piccoli

Far recuperare un po’ di socialità ai più piccoli, e magari anche qualche apprendimento, tenendo aperte le scuole fino al 30 giugno, invece che terminare le lezioni la prima settimana di giugno come hanno sempre previsto finora i calendari scolastici regionali: è una ipotesi che circola da qualche tempo e che accontenterebbe molti genitori che, terminate le scuole, si trovano spesso a doversi destreggiare tra centri estivi, nonni e baby sitter prima di poter intravedere le agognate ferie estive. Per quanto riguarda il prosieguo delle lezioni alle medie e alle superiori, la conferma degli esami in presenza per tutti, arrivata ieri con le due ordinanze firmate dal ministro Bianchi, con la maturità che partirà il 16 giugno, sembra invece di fatto escludere l’ipotesi di un allungamento del calendario per medie e superiori, anche se una decisione ufficialmente non è stata presa.

Più probabile che si pensi di colmare gap e lacune che si sono accentuate con la didattica a distanza con lezioni anche pomeridiane ed eventualmente a distanza, che sindacati e docenti chiedono vengano remunerate a parte. Del resto il ministro, nelle sue prime uscite pubbliche, questa settimana, ha sottolineato che “La scuola non è stata ferma” in questi mesi, e comunque, anche laddove vi sono stati problemi con la didattica a distanza, “le difficoltà non sono distribuite in modo lineare in tutto il Paese: noi ci mettiamo dalla parte dei territori con maggiori difficoltà”.

Ogni decisione, ha comunque sempre sottolineato Bianchi, verrà presa di concerto con le Regioni tra l’altro deputate a stabilire il calendario scolastico. L’ipotesi di prolungare le lezioni alle sole elementari non vede comunque contrari i sindacati dei presidi. L’associazione nazionale presidi di Roma e Lazio sposa l’ipotesi di tenere aperte le scuole fino al 30/6 per i più piccoli. “Ci sono stati diversi insegnanti delle elementari – spiega Mario Rusconi, che guida l’Anp di Roma e Lazio – che mi hanno raccontato che soprattutto i bambini di seconda, all’inizio dell’anno scolastico, avevano grosse difficoltà a leggere e scrivere, avendo fatto il secondo quadrimestre della prima elementare in dad. La scuola, non dimentichiamolo, è fatta per gli studenti, per formarli”. Anche Paola Serafin che guida i dirigenti scolastici della Cisl dice che il sindacato che rappresenta è certamente favorevole. “In realtà la primaria è rimasta sempre aperta – ricorda la dirigente sindacale – e con le varianti che si stanno diffondendo, bisognerà ben valutare questa proposta e dovranno essere messi all’opera tutti i protocolli necessari. Ma non sarà certo la scuola a tirarsi indietro, il problema è capire come fare”. E mentre parte la campagna di vaccinazione anche per il personale della scuola, un altro nodo si profila all’orizzonte: in alcune Regioni, come il Lazio, rimangono fuori dalle vaccinazioni tutti coloro che risiedono in un altro territorio, i pendolari insomma. “Se noi somministrassimo il vaccino a persone residenti in Campania o Abruzzo – ha spiegato l’assessore alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato – non avremmo dosi per tutti i cittadini del Lazio. Giustamente c’è il personale che viene da altre regioni, ne condivido l’esigenza e l’abbiamo sottoposta al governo e al commissario Arcuri”. Quanto ai prof residenti nel Lazio che invece lavorano in altre regioni le loro vaccinazioni verranno eseguite perché sono assistiti nel Lazio, ha assicurato l’assessore. Intanto la Puglia decide, per contrastare anche il contagio, di mandare tutti in dad per due settimane (da lunedì fino al 5 marzo) e Campobasso, da domani arancione come tutto il Molise, chiude gli istituti per una settimana, dal 22 al 28 febbraio.

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