L’avv. Napoletano sulla scomparsa del Presidente Napolitano

La scomparsa del Presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha suscitato grande commozione in gran parte del mondo politico, a riprova della considerazione e del rispetto di cui godeva, sia in campo nazionale che internazionale.

Napolitano proveniva dalla storia, entusiasmante ed irripetibile, di quel grande Partito che fu il Partito Comunista Italiano, quello di Gramsci-Togliatti-Longo-Berlinguer, il più grande Partito Comunista dell’Occidente capitalistico.

Ogni tentativo di ricostruirlo e di riprenderne il percorso, per quanto volenteroso, purtroppo, si è dimostrato velleitario, a tuttoggi, per il mutato contesto storico, per la minore qualità degli attuali gruppi dirigenti, per la mancanza di continuità dell’azione politica dei militanti d’oggi.

Quel Partito, i cui militanti furono i più numerosi ad essere condannati dal Tribunale Speciale del fascismo, fu protagonista decisivo nella Resistenza e nella stesura della nostra Carta Costituzionale, ritenuta una delle migliori del mondo.

Seppe rappresentare e rendere protagoniste le masse popolari nella rinascita e nel progresso d’Italia, nella difesa della democrazia e della legalità, pur stando sempre all’opposizione per la nota conventio ad excludendum, conseguente alla sua “diversità” rispetto agli altri partiti.

Quel Partito fu grande perché, oltre alla passione ed alla combattività dei suoi militanti, ebbe grandi figure di dirigenti, uomini di comprovata onestà e vasta cultura, che seppero mettersi al servizio non di se stessi, ma dei lavoratori e dell’intero Paese e delle sue Istituzioni.

Era l’epoca della politica seria e competente, intesa come perseguimento di un Ideale.

Napolitano fu un dirigente colto e prestigioso, che da quel Partito trasse il senso dello Stato e del Bene Comune, che lo hanno portato a diventare, primo dirigente comunista, Presidente della Repubblica, apprezzato perfino in America (primo comunista ad essere invitato negli USA nel 1978) ed in Europa, al cui ideale rimase sempre legato.

Ho avuto il piacere di essere stato, in quanto deputato comunista del PdCI, tra i parlamentari che, nel 2006, lo elessero alla Prima Carica dello Stato.

Napolitano, com’è stato ricordato, apparteneva,  nell’ambito di un P.C.I. che è sempre stato “riformatore” e giammai “riformista”, ad un  pensiero che si era evoluto (o involuto) in “migliorista”, socialdemocratico, ma, ciò nonostante, è sempre stato un uomo di partito, nelle cui fila aveva militato, ininterrottamente, dal 1945 fino al suo scioglimento del 1991, mai rinnegando quella militanza e ricoprendo le più diverse cariche politiche ed istituzionali.

In Puglia è stato più volte capolista del P.C.I., nelle elezioni politiche, oltre che a Napoli, la sua città, nell’allora Circoscrizione Bari-Foggia per la Camera dei Deputati ed i compagni più anziani ricordano ancora i comizi tenuti a Bisceglie.

Per la verità, lo ricordava anche lui, come ebbe modo di riferire al compianto Francesco Massimiliano, che, da Presidente dell’Associazione Pompeo Sarnelli, ebbe l’onore di essere ricevuto privatamente dal Presidente Napolitano al Quirinale.

Non sono mai stato riformista, socialdemocratico o, tanto meno, opportunista, aggettivi che, ancora oggi, considero inappropriati, quando non offensivi, per un comunista e, quindi, sono stato il più delle volte in disaccordo con le impostazioni e le proposte di Napolitano.

Infatti, ho sempre avuto una grande ammirazione per Palmiro Togliatti e per Enrico Berlinguer, la cui linea politica è sempre stata avversata da Napolitano.

Non ho condiviso neppure alcune scelte compiute da Presidente della Repubblica, come quelle di avere “imposto”, al Paese ed al Parlamento, Mario Monti ed il governo delle “larghe intese”; di avere caldeggiato il bombardamento della Libia di Gheddafi, pur avendo contribuito a mandare a casa il Governo Berlusconi, che tanto danno aveva provocato al Paese.

Ma non possiamo non evidenziare l’integrità morale e la pacatezza di Napolitano, il suo essere stato protagonista di tante battaglie per la difesa della democrazia e dei diritti dei lavoratori.

E’ stato rispettoso delle idee altrui, benché nemico della politica gridata e demagogica, con un indelebile senso delle Stato, che ha sempre posto sopra ogni altra considerazione, almeno dal suo punto di vista..

Forse anche per questo qualche movimento politico non l’ha mai amato e non gli ha portato rispetto neanche da morto.

Nel 2014, motu proprio, mi volle attribuire, senza “segnalazioni” o “raccomandazioni” di sorta, l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.

Gliene sono grato e riconoscente.

Da comunista, per quanto senza tessera di partito ormai da tre anni, ricorderò Giorgio Napolitano con le parole espresse da Papa Francesco, in visita significativa ed a sorpresa alla camera ardente predisposta a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica: “un grande uomo servitore della Patria”.

Poichè quest’uomo, poi, questo antico compagno, viene dalla storia comunista di questo Paese, la cosa non può che compiacere tutti coloro che, per quell’Ideale, hanno fatto una scelta di vita.

Avv. Francesco Napoletano

già consigliere, sindaco e deputato comunista di Bisceglie

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