Quanti Tortora sono rimasti in città?

Enzo Tortora saluta un agente di custodia all’uscita del carcere di Bergamo.

Allora, dove eravamo rimasti? Così esordì Enzo Tortora dopo l’ingiusta carcerazione che lo vide incolpevole protagonista di una delle pagine più buie della storia italiana. Disse queste parole per riprendere un filo del discorso personale che era stato interrotto da volgari mentitori, molto meno che quaquaraquà.

Il presentatore TV rinunciò all’immunità parlamentare del Parlamento Europeo ed andò in carcere, come tutti coloro che vengono accusati prima e condannati per reati di quel genere, d’essere camorrista e spacciatore. Lo fece per i valori che aveva, sanissimi valori, ideologia, comportamento morale mancato a tantissimi politici della prima e della seconda Repubblica. Tortora tenne il punto, fu assolto definitivamente, pronunciò queste parole e, dopo poco, morì.

Questo è solo un caso di scuola e di storia in questa Italia dove si teorizza la mancanza d’ideologia nella politica, il “perbenismo” senza fondamento, il relativismo etico. Ogni aspetto della vita quotidiana è gestito un tanto al chilogrammo: la sinistra vuole vincere le elezioni e per farlo deve attingere agli elettori di destra? Facile, basta comprare un etto d’ordine, piazzare uno spruzzo di Patria e Onore, magari ci scappa anche qualche regola contro-immigrati che il piatto è pronto.

La destra vuole vincere recuperando elettori del Movimento 5 stelle? Bastano due filetti di pesce lessato agli odori di minchiate e la rincorsa è fatta. Ed i sensa fissa dimora, i “centristi”, quelli né carne né pesce, buoni per tutte le stagioni e tutte le ideologie, bhè, abbiamo capito, i pagnottisti? Si vendono al miglior offerente: un buono carburante qui, un pacco di pasta lì, una legge ad hoc, qualche collegio sicuro e tutti contenti verso il nuovo Parlamento, il prossimo Consiglio Regionale o Comunale. Franza o Spagna, basta che se magna. Dì qualcosa di sinitra!

Questo chiedeva il regista Moretti in un suo Film ai suoi leader. Il tempo di qualche girotondo ed è scomparso, sopraffatto dall’impossibilità di arrivare al sunto della scelta elettorale, quella che ti fa propendere di qua o di là non per la quantità di pagamenti anticipati del voto con prebende che svavalcano l’ideologia ma per l’applicazione pratica di quelle idee, portate in programmi da rispettare. Anche la destra ha vissuto analogo sconforto: non nascondiamocelo. Se un politico come Fini giunge a posizioni molto vicine a quelle della sinistra storica per il mantenimento della cadrega dell’epoca, un tantinello di pagnottismo è pacifico doverglielo imputare. Rispondiamo ad alcune domande. Cosa fare allora? Magari smetterla di dire che non ci sono più le ideologie sarebbe già grande cosa. Le idee, la filosofia, sono nate con l’uomo e la stessa democrazia è una idea, una modalità di Governo che si basa sulla contrapposizione e rappresentazione di diverse idee. Se non ci fossero più ideologie, specie in politica, non ci sarebbe più democrazia, sarebbe il partito unico.

Chi teorizza la mancanza d’ideologia in politica? Sono coloro che non ne hanno mai avuta una o che le ignorano benché conosciute ma scavalcate (quelli si chiamano traditori). Ma vi sono anche coloro che le ignorano perché non studiate, comprese, vissute nel quotidiano. Per questi uno vale l’altro, purché “per bene”, l’importante che facciano il bene proprio senza seguire altra linea che il do ut des. Io do il voto a te e tu mi dai questo o quello. Democrazia? Io lo chiamo voto di scambio. Le ideologie sono cosa vecchia o sono al passo con i tempi? Quanti parlano d’ideologie superate le considerano vecchi arnesi che non possono conformarsi all’economia di mercato e come ruota il mondo. Ma esiste l’evoluzione della specie: nessuna invenzione è rimasta immutata nel tempo.

Tutte sono state perfezionate da inventori successivi. Anche in filosofia, in politica, in medicina ed ogni altra attività umana. Non perché si dice che le ideologie sono superate queste scompaiono. Magari diviene una scelta non adoperarle e non innovarle: l’ideologia della negazione delle ideologie. Senza altro obiettivo se non il tornaconto personale o, nelle migliori delle ipotesi, di un gruppo ristretto di persone questi ideologi del nulla. Ma alle elezioni comunali a che serve cercare le ideologie? Qui rispondere deve essere una scelta personale ma, facendo alcune altre domande, si può comprendere come l’ideologia del nulla sia un falso storico utile solo a chi ha necessità di nascondere il pagnottismo.

Una città che necessita d’ordine e, perché no, di disciplina, la affidereste più facilmente ad un ideologo della sinistra o di destra? Lì dove la sicurezza e l’organizzazione latitano affidereste la cura ad un ideologo di sinistra o di destra? Ora sostituite all’ideologo di sinistra o destra un ideologo del nulla. Come agirà? Per il meglio o per il “ritorno” migliore? Pensateci quando metteranno sulla scheda elettorale le famose “liste civiche”, peggio ancora se queste non si dichiarano ideologicamente indirizzate bensì deideologizzate, il ciambotto elettorale. Gli eletti con più voti “buoni” per qualsiasi candidato sindaco e qualsiasi candidato sindaco buono per tutti i partiti, per tutte le ideologie, per tutte le stagioni, autunnale-invernale e primavera-estiva con un partito per ogni collezione. Ne abbiamo già avuto un esempio a Bisceglie. Se vi piace… ma poi non lamentatevi.

 

GIANPAOLO SANTORO

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