Ecco come la Caritas contrasta la povertà educativa
Abbiamo parlato spesso dell’emporio eco-solidale, di RecuperiAmoci, dei Centri di ascolto Caritas ed infine della Sartoria Sociale: sono alcuni degli strumenti coi quali la Caritas, attraverso le Caritas parrocchiali e quella cittadina, contribuisce ad alleviare i disagi ditante famiglie (italiane e straniere) che vivono sul nostro territorio in condizioni di povertà.
La povertà è un fenomeno multidimensionale che non può essere ridotto alla sua componente strettamente economica. Nelle società capitalistiche non esiste una uguaglianza di condizioni, ossia l’idea che ogni essere umano abbia diritto a godere dei livelli essenziali di un insieme di beni primari necessari al suo sviluppo personale e alla sua inclusione sociale. Perciò le disuguaglianze economiche a volte raggiungono livelli tali da trasformare la deprivazione economica in marginalità sociale.
Ciò che quasi mai viene messo in evidenza è come la povertà economica si ripercuote sulla povertà educativa, cioè come influisca anche nella privazione di competenze e conoscenze che si acquisiscono durante i processi educativi. Ogni essere umano ha diritto a livelli di riuscita formativa tali da permettere la sua piena realizzazione personale e l’inclusione sociale.
Il concetto di povertà educativa ha quindi un significato ampio, anche se poi la sua misurazione empirica è affidata di norma a indicatori più circoscritti: i livelli di competenza linguistica, matematica, scientifica o economico-finanziaria, l’abbandono scolastico, le qualifiche formative acquisite. Ma la dimensione delle competenze è particolarmente rilevante e potrebbe/dovrebbe essere arricchita con ulteriori indicatori, ad esempio le competenze civiche, la conoscenza dell’inglese, le abilità informatiche.
Un minore è soggetto a povertà educativa quando il suo diritto ad apprendere, formarsi, sviluppare capacità e competenze, coltivare le proprie aspirazioni e talenti è privato o compromesso. Non si tratta quindi di una lesione del solo diritto allo studio, ma della mancanza di opportunità educative a tutto campo: da quelle connesse con la fruizione culturale al diritto al gioco e alle attività sportive. Minori opportunità che incidono negativamente sulla crescita del minore. Generalmente riguarda i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali svantaggiati, caratterizzati da disagio familiare, precarietà occupazionale e deprivazione materiale.
I più recenti dati Ocse-Pisa elaborati dall’Università di Tor Vergata per Save the Children ci indicano come i ragazzi delle famiglie più povere abbiano risultati in lettura e matematica molto inferiori ai coetanei. Non raggiungono le competenze minime in matematica e lettura il 24% dei ragazzi provenienti dalle famiglie più svantaggiate, contro il 5% di quelli che vivono in famiglie agiate. Un fenomeno negativo, perché porta le disuguaglianze economiche, educative, culturali e sociali a tramandarsi dai genitori ai figli. Il 61% dei 15enni del quartile socio-economico e culturale più alto ha raggiunto un livello di competenze che gli consentirà un apprendimento lungo tutto il resto della vita. Questa percentuale scende al 26% tra i ragazzi del quartile più basso. Ulteriori dati ci aiutano a contestualizzare la mancanza di occasioni educative, culturali e sportive tra i minori: il 53% non ha letto libri l’anno precedente, il 43% non ha praticato sport e il 55% non ha visitato musei o mostre.
A Bisceglie la Caritas cerca di limitare la povertà educativa mettendo a disposizione dei propri utenti un supporto scolastico: quattro parrocchie (Misericordia da dieci anni, S. Matteo/Cattedrale da sei anni, Madonna di Passavia e le suore di S. Vincenzo) offrono la possibilità a ragazzi delle elementari e medie di avere un aiuto nei compiti dal lunedì al venerdì. Da due anni è attivo un supporto scolastico per i soli ragazzi della scuola media presso il Centro dei Cappuccini.
Volontari (insegnanti ancora attivi o in pensione, laureate in psicologia, diplomate e laureate in vari campi) hanno dato la loro disponibilità ad essere presenti per contribuire ad eliminare il gap di competenze che i bambini e i ragazzi presentano ed accumulano nel corso del tempo rispetto ai loro compagni.
Ciò che si evince dall’incontro con i volontari è la grande difficoltà a dover intervenire prima di tutto sul piano educativo e poi su quello didattico. Spesso i modelli ed i valori che alcuni bimbi, sin dalla scuola elementare, ed alcuni ragazzi delle medie hanno già introiettato sono quelli che la pubblicità trasmette: il desiderio di possedere beni materiali (vestiti, scarpe, cellulari) ed alimentari (certi tipi di biscotti, merendine….) che hanno visto in pubblicità e in possesso di altri ragazzi. Spesso non sono acquisite norme di comportamento rispettose di ruoli e nei confronti degli adulti; la demotivazione nei confronti dello studio fa loro pretendere di avere i compiti già eseguiti piuttosto che fare la fatica di imparare perciò seguono le lezioni in modo saltuario o abbandonano. Tutto questo rende difficoltosa l’azione educativo-didattica dei volontari.
Di contro ci sono ragazzi e bambini che seguono sistematicamente le lezioni e che perciò alla fine dell’anno scolastico hanno superato bene molte difficoltà ed acquisito i livelli di conoscenza per lo più come i loro compagni: gli insegnanti di classe, coi quali si è instaurato un rapporto significativo, si sono complimentati con i volontari che dedicano il loro tempo libero a questo servizio, silenzioso e completamente gratuito.
Ora, in tempo di vacanze in cui i volontari si ricaricano in vista del prossimo anno scolastico, è doveroso da parte di noi tutti dire un “GRAZIE” a quanti hanno dedicato parte del loro tempo (e continueranno a dedicare) a mitigare la povertà educativa dei nostri piccoli concittadini, consapevoli che uno sviluppo più armonioso della loro personalità potrà migliorare anche la nostra società.
Va da sé che questo scritto è anche un invito a tanti altri ad intervenire il prossimo anno.
Per informazioni rivolgersi ai parroci ed al Centro Caritas cittadino in Via prof. Mauro Terlizzi.