Sito nucleare anche in Puglia: nel 2022, pronto nel 2030

Un’opera che sarà difficile assegnare a un territorio, tanto che bisognerà vedere se alla fine si arriverà “all’individuazione o all’imposizione”. Ma ormai il timing del percorso per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi (anche se con ritardo), è partito; e sembra impostato sul rispetto delle tappe: ora la fase di consultazione pubblica, a settembre il seminario nazionale, e dopo la metà del 2022 l’individuazione il sito che dovrà ospitarlo insieme con il parco tecnologico dedicato alla ricerca. Questo è il ragionamento che l’amministratore delegato della Sogin Emanuele Fontani ha portato di fronte alla commissione Ecomafie. “Si prevede l’individuazione del sito nella seconda metà del 2022 – afferma Fontani – il seminario nazionale è previsto per i primi di settembre, e dovrebbe durare tra i 30 e i 60 giorni, con sessioni di 3-4 giorni insieme con le 7 Regioni interessate”; che sono Piemonte, Lazio, Toscana, Puglia, Sardegna, Sicilia, Basilicata. Si tratta di quelle zone in cui ricadono le 67 aree mappate dalla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), e su cui ora è aperta la consultazione.

Per l’entrata in esercizio si dovrà attendere il 2030, e non più il 2029 dal momento che sono stati modificati i tempi con il prolungamento delle fasi di consultazione pubblica e del seminario nazionale. Ma oltre a motivi formali, la preoccupazione per “possibili fattori di rallentamento del processo” riguarda anche “rischi autorizzativi per ritardi amministrativi, e rischi di localizzazione connessi alla mancanza di autocandidature”. E’ infatti sulla autocandidatura di un territorio che, probabilmente, poggiano le speranze per dare finalmente una ‘casa’ al deposito. Gli elementi che in questo caso terranno banco sono il dibattito pubblico, il confronto con la popolazione e la trasparenza: “Abbiamo avuto alcune sollecitazioni da parte dei territori sulla mancanza di imparzialità sulla consultazione pubblica – rivela Fontani – Sogin propone o la costituzione di una commissione o di un comitato tecnico scientifico a supporto dei vari” gruppi di interesse. Se poi “ci sarà o non ci sarà accettazione” – ammette – resta “un aspetto complicato.

Il deposito nazionale è sicuramente un’infrastruttura che serve e che ha meno problemi di tante altre”. Essere trasparenti e disponibili il più possibile è quello che promette di fare la Sogin ma, “se l’anno prossimo si arriverà all’individuazione o all’imposizione dall’alto, è molto legato a quanto il dialogo con le popolazioni sia di tipo costruttivo o sia solo un dialogo oppositivo”.

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