La Dat, anche qui a Bisceglie le cose non vanno meglio
In questa nostra Repubblica Italiana ci sono tante cose che non quadrano, che non sono come appaiono, o che sembrano come realmente non sono. La colpa è di una burocrazia cieca e di funzionari non avvezzi a fare il loro dovere appellandosi a proprie interpretazioni o a cavilli nelle more della legge stessa. Ecco quindi che il cittadino, per far valere i propri sacrosanti diritti, è costretto ad adire contro il sopruso in lunghe cause ove il singolo funzionario inadempiente e resistente si fa difendere dalla P.A. con il risultato che spesso il cittadino ricorrente soccombe o, in alternativa, deve necessariamente arrivare all’ultimo grado di Giustizia non solo Italiana ma addirittura Europea per sperare di avere ragione.
Un esempio per tutti, il caso di un noto ‘Cavaliere’, che non era poi un così semplice cittadino, del cui iter giudiziario solo oggi si intravede la fine e si sta conoscendo la verità.
Anche qui a Bisceglie, le cose non vanno meglio. Siamo a conoscenza di un asse fallimentare che dura da quasi trent’anni ed ancora oggi che scriviamo, non ha visto la fine. Sicuramente ci sono delle motivazioni a noi sconosciute, per cui non approfondiamo.
Sempre a Bisceglie, quello che invece preoccupa i ‘cittadini consapevoli’ dei propri doveri e diritti, è che a fronte dei primi, non corrispondono i secondi per via di ‘resistenze morali’, o pseudo tali, e si evita di dare attuazione pratica alla Legge n° 219 del 27 dicembre 2017 ed entrata in vigore il 31 gennaio 2018.
Questa legge dispone che, “… in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, ed essendo pienamente consapevole delle proprie scelte” per averne acquisite adeguate informazioni mediche, essendo maggiorenne e capace di intendere e volere, possa esprimere, nero su bianco, il proprio consenso o rifiuto ad accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e trattamenti sanitari. In tale documento va anche indicato un ‘fiduciario’ o ‘amministratore di sostegno ad hoc’, ovvero un familiare, un amico, un legale, una qualsiasi persona, insomma, di cui ci si fida e che sia capace di far rispettare le disposizioni lasciate dal soggetto nel momento in cui lo stesso non sia cosciente o in grado di farsi capire. Stiamo parlando di quella legge a molti nota come ‘consenso informato’ o ‘testamento biologico’ o DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento).
Non essendo stata divulgata dovutamente, pochi sanno che il ‘testamento biologico’ o DAT va depositato nel proprio Comune di residenza. Il problema è che, a distanza di tre anni dall’entrata in vigore della legge in questione, molti Comuni, e Bisceglie è tra questi, non hanno ancora uno sportello per la raccolta delle DAT, trovando cavilli o mancanza di priorità. Alcuni asseriscono falsamente che siccome si parla di ‘pazienti’, la raccolta spetti alle Usl perché è un atto sanitario, perciò di loro competenza. La legge non dice questo, leggetela con attenzione.
Da nostra indagine risulta che nella ns. Cittadina, circa un paio di migliaia di persone si son dovute rivolgere ai Notai per poter autenticare le proprie volontà espresse nella DAT, con un esborso pecuniario non previsto dalla Legge, solo per la pigrizia burocratica della nostra A.C.
Signor Sindaco, non sono solo i cittadini a dover obbedire alla Legge, anche le autorità dovrebbero dare l’esempio. Quando sarà pronto uno sportello dedicato, visto e considerato che, come ogni atto e documento anche per la DAT di quelli che hanno già ottemperato autonomamente è prossimo il rinnovo? Non è qualcosa senza priorità, ma una Legge di Stato che va messa in condizione di essere operativa anche nel nostro Comune e riguarda gli imprevisti della vita di ogni giorno.
Cittadini, fate sentire la vostra voce al riguardo.
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