Prendi i soldi e scappa, la storia dei “Re dei bonus” Leonetti e Amoruso

Finita nel paradiso, non solo fiscale, di Santo Domingo la fuga del barlettano Andrea Leonetti, ribattezzato il ” Re dei bonus”, presunto ideatore di una colossale truffa da 440 milioni di euro per falsi crediti di imposta, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio (D.L. 34/2020), durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà.

L’imprenditore, dopo la fuga prima dei 56 arresti del 22 Gennaio scorso, pensava di essere al sicuro fra bianche e nel suo caso dorate spiagge, ma è stato catturato e grazie alla collaborazione del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rimini, che su emissione di un mandato di arresto internazionale ha fatto seguire la successiva espulsione dalla Repubblica Dominicana. Leonetti al momento dell’arresto è stato trovato con diversi cellulari, schede telefoniche e circa 6 mila euro in contanti di diverse valute. Stessa sorte capitata al commercialista biscegliese Roberto Amoruso, altro vertice del sodalizio criminale, catturato in Colombia a Medellin e portato in carcere a Bogotà,  in attesa di estradizione.                                                                                                                                  

Il presunto “Re dei Bonus” è caduto dal trono grazie ad una prima indagine del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, che da un attento esame della documentazione relativa ad una presunta “cessione di crediti d’imposta”, effettuata da una società coinvolta in altro procedimento penale per reati fallimentari, ha verificato come oltre all’ assenza di requisiti ci fossero operazioni sospette sulle quali accendere i fari.

La luce è arrivata fino alla Genesi dell’organizzazione criminale, dedita alla creazione e commercializzazione di falsi crediti d’imposta (Sismabonus, Bonus facciate,Bonus locazioni) successivamente monetizzati e ceduti, portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato.

Lo schema era perfetto e collaudato, grazie a professionisti compiacenti, venivano reperite società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta, si procedeva alla sostituzione del rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così si aveva uno schermo in caso di futuri accertamenti, venivano inserite le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti.

Ceduti crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, la ricostruzione diventava molto difficile. Neppure le recenti modifiche normative introdotte dal c.d. decreto antifrode n. 157/2021 ha scoraggiato la banda del Re, che ha continuato a perpetrare la truffa.  Gli ingenti profitti dei reati sono stati investiti in attività sia commerciali che immobiliari, acquisto di quote nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e quote di partecipazioni societarie, il tutto veicolato, attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti, poi trasferito su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat, oppure girato a finanziarie con società a, Malta,Cipro, Madeira, non si disdegnava nemmeno la conversione del denaro in cripto valute, metalli preziosi. 

ANTONIO SIGNORILE

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