Carceri, Sappe: detenuto si impicca nel carcere di Bari, prima dell’arresto viveva a Bisceglie
Un trentenne di Bisceglie, detenuto nel carcere dello stesso capoluogo pugliese da poche ore per scontare una condanna per omicidio, si è tolto la vita ieri mattina impiccandosi con un lenzuolo annodato alle inferriate della finestra della sua cella».
Lo rende noto il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti. L’uomo, che aveva problemi psichiatrici, avrebbe finito di scontare la pena tra 20 anni.
«Ormai – si legge in una nota – si inizia a perdere il conto dei detenuti suicidatisi nei penitenziari della regione Puglia, senza che ciò scuota la coscienza di alcuno». Secondo Pilagatti, il detenuto era stato «allocato nell’inferno del carcere di Bari che è diventata la sezione ex femminile chiusa per inagibilità, ma riaperta per l’emergenza Covid e poi diventata la discarica dei detenuti psichiatrici». Il Sappe «diffida l’amministrazione penitenziaria nel praticare il solito gioco di scarico di responsabilità per poi incolpare i poveri poliziotti costretti a lavorare in quel reparto in una situazione di emergenza sia per quando riguarda le condizioni igienico sanitarie, sia – conclude la nota – per la tipologia di detenuti abbandonati da tutti al loro destino, da soli».
Senza infierire e con umano sentimento di pietà sarebbe bene aggiungere, trattarsi del primo colpevole per l’ assassinio di Giuseppe Di Terlizzi, lo sfortunato salumiere ucciso a Ruvo di Puglia. Per una inconsistente quanto stupida rapina che il suicida assieme ad altri biscegliesi effettuarono nel 2012. Dove il salumiere resistendo a tale sopraffazione ebbe la peggio, attinto come fu da un violento colpo di pistola sparatogli alla testa.