Nelle sale cinematografiche “Invisibili”, il disastro della scienza totalmente insufficiente e della burocrazia demenziale

Ieri, tredici marzo, è andato in scena a Bari “Invisibili”, di Paolo Cassina, un documentario sugli effetti avversi del vaccino.
Si è avuto un significativo successo di pubblico a testimonianza della diffusa e profonda sensibilità alla questione. Pubblico “impegnato” apparentemente molto simile a quello che frequenta le sale del cinema sperimentale di sinistra a riprova che anche questa area politica non ha compattamente gradito la gestione della pandemia del trio Speranza, Conte, Draghi.
Assolutamente meritorio è stato l’aver voluto tentare questo primissimo timido segnale di risveglio collettivo anche se apparentemente indirizzato nella direzione sbagliata di cercare un’area di bisognosi dimenticati e ridurre tutto a aiutarli come già si fa per i migranti e i clochard.
Una parola andrebbe spesa anche per coloro che, costretti o convinti ad iniettarsi il vaccino, sani, vedono oggi al cinema una disamina in maniera dettagliata degli effetti avversi possibili e che quindi cominciano a vivere una fase psicologicamente molto difficile.
La questione in realtà è immensa in quanto investe temi di fondo come ad esempio il rapporto di forza e funzionale tra grandi corporations e Istituzioni pubbliche, come anche la fede Dem (e non solo) nel mondialismo e nella libera circolazione di cose e persone, come la effettiva rappresentatività delle leadership occidentali ed orientali, il ruolo non sempre amico delle tecnologie, la dimensione planetaria della tragedia, la credibilità della scienza,…cose che meriterebbero ben altro impegno, mentre il documentario ha trattato questo immenso tema rappresentando molto efficacemente solo alcuni casi -neanche una decina- assolutamente inaccettabili che gridano e chiedono “aiuto” allo stato; lo stesso che li ha ridotti così. Ancora più invisibili sono le centinaia di milioni di vittime nel terzo mondo che non immagineranno mai né potranno chiedere di essere più visibili; o delle vittime delle morti improvvise. L’oblìo in cui vengono relegati e la negazione di un aiuto per i sofferenti ha dell’incivile come incivile è la negazione dell’esistenza stessa del problema ma va anche individuato, il chi deve pagare e come.
Ieri a Bari -come in tutte le altre sale ove si è celebrato questo evento- si è posta una prima pietra di una lunghissima strada che dovrà puntare ad un obiettivo ambizioso ma minimo: mai più deve accadere che classi dirigenti impreparate, scienza totalmente insufficiente, burocrazia demenziale, … assieme e attivamente producano un disastro di tale dimensione. Senza che nessuno paghi mentre in moltissimi soffrono.

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