Non solo droga ed estorsioni, Bisceglie tra i principali centri del caporalato. Lo dice la DIA
Nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia viene tracciato il quadro delle attività criminali scoperte anche nella città di Bisceglie.
Il rapporto si riferisce alla seconda metà del 2018 e conferma, così come mostra il grafico di riferimento, la presenza in città di referenti dei due clan baresi Capriati e Di Cosola.
Per i Capriati in particolare, la Dia ricorda che grazie all’operazione “Pandora” è stata sgominata l’articolazione del clan capeggiata dal gruppo Amoruso, legato al sodalizio Valente, quest’ultimo in acceso contrasto con il gruppo
dei Cuocci.
Il 19 luglio dello scorso anno a Bisceglie, ci fu il tentato omicidio di un esponente del gruppo VALENTE. «L’evento -si legge nella relazione della Dia- si ritiene ascrivibile al conflitto tra il menzionato gruppo e quello capeggiato dai Cuocci, a cui è probabilmente attribuibile l’omicidio del boss Valente Girolamo ucciso in un agguato l’8 agosto 2017».
Bisceglie ha però scoperto mesi fa di essere anche un centro tristemente importante per il fenomeno del caporalato. È quanto emersa dall’operazione “Macchia Nera” ricordata dalla Dia. «L’inchiesta -è scritto nella relazione- ha fatto luce su come l’amministratore di un’azienda agricola di Bisceglie grazie all’intermediazione di caporali, avesse recuperato lavoratori facendo leva sul loro stato di bisogno, provvedendo, in un primo momento, alla loro regolare assunzione per poi, mediante artifizi e raggiri, realizzare un sistema di frode ai danni dell’INPS. Le donne, peraltro, percepivano stipendi inferiori rispetto agli uomini, seppure inquadrate con le medesime mansioni».