Movimento Spazio Civico: Via Abate Bruni, Strada Vicinale Terlizzi, ex Villa Lancillotti. Si restituisca la piena disponibilità della zona ai cittadini
Via Abate Bruni, Strada Vicinale Terlizzi, ex Villa Lancillotti. Si restituisca la piena disponibilità della zona ai cittadini.
Diamo ‘spazio’ a numerose lamentele ricevute a riguardo di una situazione che va avanti da quasi 5 anni: il blocco presente su Via Abate Bruni e Strada Vicinale Terlizzi a causa della instabilità di ciò che rimane di Villa Lancillotti (vedi foto).
Una circostanza che sottrae due vie dalla disponibilità di tutti i cittadini, in particolare residenti, costringendoli a confluire nelle vie circostanti, con conseguente aggravio di: traffico, smog e stress; che incide negativamente sugli esercizi di vicinato, penalizzati dalla minore accessibilità della zona; che crea problemi igienico sanitari per la presenza di topi, pipistrelli e rifiuti; e che costituisce un pericolo per quelle persone che, in casi estremi, ne fanno utilizzo.
Ma come è nato questo “blocco”?
Villa Lancillotti ha avuto due crolli spontanei: nel 2018 e nel 2019; essa, come risulta da due relazioni tecniche prodotte nel 2018 e 2020, risulta essere: in “avanzato stato di degrado”, interessata da “gravissime compromissioni strutturali” che ne rendono persino impossibile la visita all’interno”, “pericolosa anche al solo avvicinarsi alle parti esterne” a causa del “rischio di collasso improvviso” e per il quale è stato consigliato “l’abbattimento controllato”.
Per questo motivo il Comune, al fine di preservare la pubblica incolumità, ha ordinato ai proprietari di mettere in sicurezza lo stabile. I proprietari quindi hanno fatto realizzare: dei dispositivi in legno sul perimetro dello stabile che evitano possibili crolli sulla pubblica via, e predisporre delle reti metalliche per evitare l’avvicinamento dei passanti.
La trasformazione di Via Abate Bruni a senso unico e la chiusura di Strada Vicinale Terlizzi ne sono state la logica conseguenza.
Ma se il Palazzo è in stato di rovina perché non lo si abbatte?
Non è possibile abbattere ciò che rimane di Villa Lancillotti perché il Consiglio Comunale, con Deliberazione n. 66 del 25/07/2017 (a riscontro di una richiesta fatta da una Associazione locale che ne evidenziava “l’apparente buono stato dell’immobile, l’originalissima volumetria, nonché la presenza di ipogei”) ha classificato questo palazzo come “edificio di pregio”. Tale classificazione implica che i proprietari dell’immobile non possono effettuare demolizioni e ristrutturazioni se non con la conservazione della “sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche” preesistenti. Ma la Proprietà, nella relazione tecnica presentata al Comune, ha evidenziato come la eventuale ricostruzione dell’immobile (crollato in diversi ambienti), dovendosi uniformare alle prescrizioni della normativa vigente, altererebbe in maniera sostanziale gli aspetti del fabbricato. Verrebbero pertanto meno proprio le peculiarità delle costruzioni di fine 1700, richiamate alla base del vincolo posto dal Comune.
La Sovraintendenza dei Beni Culturali si è espressa in merito?
Sì, la Sovraintendenza – a seguito di sopralluogo fatto nel 2019 – ha: preso atto della “grave compromissione dell’immobile”, ribadito che lo stesso “non è oggetto di provvedimenti di tuteli ai sensi del Codice dei Beni Culturali (Parte II e III)”, comunicato che “non sono presenti caratteri di unicità tali da giustificare una dichiarazione di interesse culturale; mentre sul piano archeologico ha evidenziato che “gli ipogei presenti non rivestono alcun carattere specifico”.
In definitiva.
Siamo di fronte ad una Villa storica crollata parzialmente 2 volte e giudicata gravemente compromessa; per la quale il Comune ha disposto un vincolo di “pregio storico”, mentre la Sovraintendenza non ne ha riconosciuto alcun valore storico-archeologico; il tutto in assenza, dal 2017 a oggi, di alcuna opera di recupero storico (che pare impossibile).
Chiediamo quindi all’Amministrazione ed al Consiglio Comunale di aggiornare le decisioni politiche prese nel 2017 in merito a questo Palazzo, tenendo conto di tutti gli elementi istruttori emersi successivamente al 2017. Se ritiene di confermare tale vincolo, che faccia quanto necessario per recuperare l’edificio; se invece (come sembra) tale vincolo non ha più ragion d’essere, che riveda la deliberazione adottata.
È da troppo tempo ormai che gli abitanti della zona sono bloccati in questo “limbo” che li penalizza sotto troppi aspetti (stradale, igienico sanitario, estetico ed economico).
Per il Gruppo Spazio Civico,
Il Portavoce Leonardo Di Molfetta.