“La Diretta” incontra Domenico Di Pinto, autore di romance contemporanei di genere M/M (male to male) a tematica LGBT+

Ciao, chi sei? Presentati ai nostri lettori

Ciao, mi chiamo Domenico Di Pinto, ho 31 anni, sono nato a Bisceglie e vivo qui attualmente. Sono un autore di romance contemporanei di genere M/M (male to male) a tematica LGBT+, New Adult e di formazione. Quest’anno è uscito il mio primo lavoro “Vite Intrecciate” che fa parte di una serie di tre volumi editi dalla Editrice GDS e che presenterò presso il festival: “Libri nel Borgo Antico”. Inoltre, sono web editor/ blogger presso due blog/siti: uno si occupa di serie TV “Serie Tv Concept” e l’altro “BookLover” dove mi occupo di articoli, recensioni, rubriche, news, social, collaborazioni, accordi, ecc. Insomma, tutto quello che riguarda il mondo della scrittura, comunicazione ed editoria digitale. Dopo una formazione adeguata e tanta esperienza nel campo, un giorno, mi piacerebbe aprire una mia casa editrice, essere editore e gestire io tutto quanto secondo il mio punto di vista: creare una mia realtà editoriale. Al momento mi sto anche specializzando nel campo delle risorse umane presso enti di formazione, in particolare come tutor formatore e orientatore. Se dovessi descrivermi mi definirei come una persona estrosa e versatile.

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere quando avevo circa venticinque o ventisei anni più o meno, intendo in maniera seria. Quand’ero bambino mi piaceva buttare giù tutto quanto: disegnare, raccontare storie, inventarne, creare personaggi, dare loro vita. Negli anni poi ho continuato ma in maniera del tutto passiva, senza darne peso. Poi, durante un periodo delicato della mia vita mi sono ritrovato a scrivere pensieri, emozioni, una specie di “diario” personale, tant’è che poi, giorno per giorno è diventato altro: ovvero una storia, poi un romanzo e a sua volta una serie. Insomma, posso dire di avere la scrittura nel mio DNA perché è il solo modo che ho di esprimere ciò che sono, di mostrare il vero Domenico. La scrittura è la mia coperta di Linus: la mia sicurezza.

Quando hai deciso di pubblicare il tuo romanzo? Quando ti sei sentito pronto e cosa ti aspettavi dopo la pubblicazione?

Indubbiamente ho deciso di pubblicarlo, dopo averlo fatto visionare e sistemare da una correttrice bozze che ho conosciuto su “Wattpad” che è una piattaforma, una community famosa dove scrittori/scrittrici si conoscono attraverso una passione in comune: la scrittura. Qui ho conosciuto colleghi, editori, agenzie, lettori, ecc. Dopodiché, ho iniziato a bussare per le case editrici, una trafila che è durata forse due anni? Sì, all’incirca due anni. Poi, una volta trovata la CE mi sono deciso, sapevo che ormai era arrivato il momento di pubblicare: di lasciare andare la storia, di regalare Adam a tutti quanti perché ne ero fortemente geloso e critico nei suoi riguardi. Ho impiegato poi altri due anni (nel mezzo della Pandemia) per sistemarlo e revisionarlo con ben quattro giri di editing: poi mi son detto “Sì, ora è pronto!” Poi dopo la pubblicazione tutto è cambiato: ormai la storia era di dominio pubblico. Da lì sono partite le recensioni (positive e negative), commenti, pensieri, ecc. Insomma, mi sembrava davvero strano sentire parlare della storia da altre persone, interessarsi ad essa. Sicuramente non mi aspettavo questo grande interesse da parte di molti, credevo di aver scritto una bella storia, ma il mio intento era arrivare a quella gente, scuoterla, farla riflettere, e magari, farle mettere in discussione qualcosa della propria vita. La storia e il libro stanno avendo l’effetto sperato, cosa di cui ne sono felice!

Prima di entrare nel vivo della storia: quale significato ha per te e cosa rappresenta?

La storia per me ha una grande importanza, in primis soprattutto perché è la prima volta che pubblico, quindi comunque in qualche modo mi sto mostrando al mondo da un altro punto di vista, magari di una persona che non tutti conoscono. Secundis perché sono fortemente legato ad essa. Ci tengo a questa storia perché racchiude dei passaggi importanti del percorso di ogni essere umano: dubbio, insinuazione e concretezza: queste sono le tre fasi che il protagonista vive durante tutto il libro, fasi che lo porteranno nel tempo a creare e plasmare la sua persona, ad accettare quella persona che è. Perché nella vita di tutti noi succede quel momento in cui, dove tutto quanto magari ci sembra lineare e “perfetto” all’improvviso c’è una rottura con se stessi, una specie di ribellione interiore che insinuandosi non fa che aumentare sempre più, fino alla fine, una consapevolezza di chi siamo e cosa vogliamo veramente dalla vita. Per me rappresenta questa storia una fase di transizione con se stessi, perché alla fine dei conti, ciò che è importante è amare se stessi prima degli altri.

Di cosa parla il tuo libro?

Il libro parla di questo ragazzo disagiato ma dal cuore tenero, Adam Donovan, di Seattle. Adam ha una vita apparentemente ordinaria e “perfetta”: un lavoro che ama, una famiglia, amici e una donna al suo fianco da ben due anni. Tutto sembra essere apparentemente tranquillo e lineare, ma appunto, c’è nel mezzo l’incognita: il nemico di sempre: se stesso. Sì perchè Adam da sempre invece interpreta un personaggio, ciò che gli altri vogliono da lui e non ciò che vorrebbe da se stesso e per la sua esistenza. Ha così bene imparato ad “interpretare” qualcuno che ormai non riesce più a farne a meno. Però qualcosa si rompe, qualcosa che metterà in discussione c’è: il rapporto con Chris, il suo migliore amico dai tempi del liceo. Questo rapporto metterà Adam in crisi, farà saltare tutte le sue poche certezze costruite negli anni: lo farà sobbalzare tra quieti momentanee e tempeste impetuose e burrascose che lo squanquaserano internamente. Il dubbio diventerà un tarso incolmabile e rumoroso, tanto da diventare, col tempo, una consapevolezza sempre più concreta e viva. Adam si ritroverà davanti a un bivio: scegliere di essere o scegliere di apparire. E soprattutto, scegliersi, accettarsi e amarsi.

A prescindere dalla religione, dal sesso, etnia, cosa ha significato per Adam (il protagonista della storia) questo amore “tossico”?

Questo amore “tossico” per Adam è proprio una vera dipendenza da un’altra persona: non avrà del tutto chiaro quello che sta facendo, come e perché lo stia facendo. Adam ha un forte attaccamento verso Chris, qualcosa di recondito, qualcosa che ha sempre tenuto nascosto, conservato, protetto dentro il suo cuore: qualcosa che sa cos’è ma ha soltanto paura di ammetterlo. Però dall’altra parte c’è quella non accettazione, quel passo in più che servirebbe a chiarire tutto quanto. Tra loro è un rapporto fatto di un forte, fortissimo legame da sempre, ma anche una dipendenza morbosa una con l’altro, anche se Chris lo dimostrerà in maniera marginale, ma anche lui dipende da Adam nella stessa maniera in cui lui dipende da Chris: sono l’eccesso di uno e dell’altro. Non riescono a trovare un punto di incontro, di continuità, di equilibrio, di un tracciato assieme. Ma entrambi, nel bel mezzo della storia, non riusciranno nemmeno a trovare il vero coraggio di voltarsi le spalle, di lasciare andare l’altro perché sanno che le loro vite sono intrecciate: c’è un fil rouge troppo visibile tra loro a vita. Però ci sarà qualcosa che scombinerà anche questo, una presa di posizione da parte di uno dei due in questo rapporto malato e intriso di dipendenza e tossicità.

Come vedi Adam nella nostra città? Sarebbe a suo agio?

Bella domanda: ho immaginato spesso Adam in questo contesto, sai?  Magari se fosse più inclusivo, più liberarle, veramente, moderno, normale, allora sì, potrei vedermi bene Adam Donovan nella nostra Bisceglie! Perché alla fine dei conti lui è un ragazzo semplice legato ai valori forti della famiglia, della terra,dell’amicizia e dell’amore. Sicuramente farebbe difficoltà forse a trovare il suo “io” interiore in un contesto non adatto a lui, ma riuscirebbe anche a far emergere quel coraggio che gli manca da sempre, che potrebbe aiutarlo a farlo sentire a suo agio, se stesso, forse. Poi Adam ama la natura, il mare, qui sarebbe in pace facendo le sue sessioni di running mattutino sul waterfront, no? E comunque, breve spoiler: chi l’ha detto che Adam non abbia origini italiane? Vi lascio con questo piccolo dubbio.

Motiva per te l’attaccamento per l’America

Beh, gli Stati Uniti d’ America, gli U.S.A. per me sono tutto! Sono la fonte d’ispirazione più totale e la passione più grande che ho da sempre: in ogni romanzo, storia, film, serie tv, situazione, se c’è l’America allora riuscirà a catalizzare la mia attenzione massima: scelgo sempre ciò che sia in un contesto americano. Da sempre, fin da bambino, complice il fatto di essere cresciuto con :“Mamma ho perso l’aereo” sognavo di trovarmi come Kevin, in America, a New York che è tra le mie città preferite in assoluto! Ho sempre vissuto col mito americano e l’ideale americano. Non è un caso quindi che la mia prima storia sia ambientata a Seattle, una città che mi affascina e che ho imparato a conoscere e amare, studiandola, nel tempo, Un giorno, non so quando, andrò a Seattle e vi racconterò com’è davvero lì. Ma non è dato sapere se una volta partito potrei tornare da dopo. Lascio a voi ogni supposizione al caso.

Chi è il tuo scrittore preferito?

Da bambino ero un grande fan della saga di Harry Potter, ovvero di J.K. Rowling: sono cresciuto totalmente con le sue storie. Ma ancora oggi, sono un grande fan del maghetto e il suo mondo fantastico. Negli anni poi, soprattutto in età adulta mi sono avvicinato molto al genere horror e dalle atmosfere cupe e misteriose dei racconti del maestro per eccellenza: Stephen King. che definirlo maestro, è riduttivo secondo me! Lui è il RE assoluto dei scrittori! Ho anche un grande apprezzamento verso autori/ autrici di crime, legal drama, gialli, thriller, mystery. Del mondo LGBT+ ne apprezzo tanti/e, tra i preferiti c’è  C. Cardeno.

Quale consiglio senti di dare ad Adam?

Di essere se stesso, sempre! Dì non fuggire dalla realtà, di non minimizzare o far finta di nulla. Che non servirà nulla a cambiare vita, città, luoghi, persone, se dentro di te, nel profondo, sai che porterai sempre una ferità, una mancanza, una parte di te. Consiglio a te, Adam, di non scappare via: di restare e accettare la tua realtà, ciò che la vita ha da darti. Di non continuare quella ricerca spasmodica e perenne di una felicità illusoria ma piuttosto di una realtà vera, concreta e reale. Di trovare il tuo centro, di restare fedele a te stesso.

Quanto è importante la famiglia e la presenza di un professionista per aiutare Adam ad accettare la sua nuova condizione di vita?

Il supporto della famiglia e anche l’aiuto psicologico (non vorrei fare spoiler) verso Adam durante il percorso di comprensione e infine accettazione è molto importante per il ragazzo. Non mancheranno sicuramente delle incognite, delle situazioni scomode che porteranno il ragazzo a sentirsi a disagio, a sentirsi fuori luogo, non centrato, in qualche modo nella sua vita. Il sostegno della famiglia per Adam ha una parte importante e imprescindibile per lui, però capirà anche che se la sua famiglia non ci sarà lui dovrà contare solo sulle sue forze. Ma non è il caso di Adam perché la famiglia è il suo più grande sostegno da sempre. Ma anche lì ci sono delle ombre, soprattutto del passato, che emergeranno e porteranno a galla le grandi insicurezze e tormenti interiori di Adam, soprattutto del rapporto contrastante di alti e bassi con suo padre Ronald, la quale Adam lo accusa di non esserci mai stato del tutto per lui. Di non averlo “formato” nel percorso della vita.

Cosa puoi dirci dei progetti futuri? Cosa bolle in pentola?

Sicuramente, come ho precisato, Vite Intrecciate avrà due seguiti, due volumi che porteranno alla chiusura totale della storia, forse. Scherzi a parte: nel 2023, metà, credo che riuscirò a far uscire il secondo volume della serie, un secondo capitolo che sto faticando di più a scrivere perché, tra impegni vari e altri progetti, ho rallentato la scrittura: la storia è ancora in fase di stesura e di revisione. In verità mi sto prendendo del tempo soprattutto per avere un feedback sul primo volume e poi fare un collegamento sensato e coordinato con il secondo.Scrivere un libro, soprattutto una serie è abbastanza difficoltoso perchè, appunto, devi collegare la trama e intrecciare tutto quanto con gli antecedenti e successivamente i precedenti capitoli della saga o serie in questione. La serie deve trovare un perno, una continuità tra uno e l’altro (con dei cambiamenti nel mezzo, le famose sottotrame) altrimenti avrebbe un dislivello della storia: un disastro. A complicare tutto quanto c’è la scrittura di un nuovo romanzo, una nuova storia che ho iniziato a scrivere dall’estate scorsa, un nuovo capitolo della mia vita. Un libro che sta prendendo forma, che è stato accettato da una casa editrice, una di cui ho grande rispetto e amo il loro modo di lavorare. Un libro che, scherzosamente, mi piace definire “non scritto da me” perché ha un aspetto inedito, nuovo e diverso dalle storie precedenti, ma che in qualche modo, in sostanza, racconta un’altra volta, una parte di me.

 

MAURIZIO RANA

 

 

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